Se ne parla già da molto tempo e le riviste di gossip ci stanno
letteralmente andando “a nozze”. Il gioco di parole è funzionale
all'introduzione del tema. William, l’erede al trono di casa Windsor, il primogenito di Carlo e Diana, sta per convolare a nozze con l'eterna fidanzata Kate Middleton. Forse per ricalcare l’immagine della madre, sempre molto attiva in campo sociale, forse per svecchiare l’immagine della casa reale inglese, il principino ha deciso insieme alla futura consorte di realizzare un matrimonio ecosostenibile.
A partire dalla lista nozze: agli ospiti è stato chiesto di partecipare con doni provenienti dal commercio equo e solidale o di fare donazioni di beneficenza a
favore di associazioni ambientaliste e umanitarie, tra cui una
fondazione per la tutela degli elefanti thailandesi in via d’estinzione e
un’organizzazione che sostiene la ricostruzione dopo lo tsunami in Nuova Zelanda. Anche la cerimonia sarà all’insegna della sostenibilità. Per giungere all’Abbazia di Westminster gli sposi non utilizzeranno un’automobile, ma cinque carrozze trainate da cavalli. La torta verrà donata alle persone senza fissa dimora. Gli anelli che William e Kate si scambieranno nel
momento culminante della cerimonia provengono anch'essi dal commercio
equo e solidale, così come - dicono i ben informati - lo stesso vestito da sposa di Kate. La sensibilità della coppia nei confronti dell'ambiente non
terminerà il 29 aprile, giorno delle loro nozze. Anche il loro nido
d’amore, infatti, la casa di 789 mq dove andranno ad abitare nelle campagne della Cornovaglia, è ecocompatibile. La dimora è dotata di pannelli solari per la produzione di elettricità e acqua calda, biomateriali per favorire l’efficienza energetica, isolamento termico a cappotto, insieme a quello del tetto con la lana e a quello dei muri con cenere vulcanica, caldaia a cippato di legno, e mattoni riciclati.
http://gogreen.virgilio.it/news/green-trends/matrimonio-william-kate-sostenibile.html
Andrea Coco
Design allievo del corso B prof. CECILIA POLIDORI a.a. 2010 - 2011
05 aprile 2011
Cambiamento clima irreversibile, limitiamo i danni
Abbiamo esagerato e ora non ci sarebbe più alcuna possibilità di tornare indietro. Il processo di cambiamento del clima, il surriscaldamento del pianeta causato da secoli di emissioni di co2 senza freno, è oramai irreversibile e non c’è verso di invertirlo. Si può nella migliore delle ipotesi controllarlo, ritardarlo, prepararsi ad attutirne gli effetti. Ma la frittata è fatta. Anche attuando per decenni e forse migliaia di anni atteggiamenti più virtuosi le cose non cambiano. Sono queste le tesi chiave di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Washington e pubblicato su Geophysical Research Letters. Secondo gli scienziati non è più possibile tornare alle temperature presenti sul globo terraqueo prima della rivoluzione industriale. Il motivo di base? Le minuscole particelle atmosferiche chiamate aerosol, che contrastano il riscaldamento prodotto dalle emissioni inquinanti riflettendo la luce solare verso lo spazio, durano solo alcune settimane, mentre l'anidride carbonica e il metano - che caratterizzano i gas serra - sono destinati a resistere molto più a lungo. Le conclusioni sono drastiche e grigie, ma partendo da questa nuova consapevolezza i ricercatori americani non suggeriscono affatto politiche giustificazioniste o nichiliste, di non intervento e di resa. L’invito, invece, è quello ad agire presto, considerando quale sia la situazione di contesto per tarare meglio gli obiettivi e le misure di contrasto. Altrimenti trovare soluzioni e adattamenti possibili diverrà sempre più difficile e virtuale: trasferirsi su un altro pianeta, sperare in una miracolosa tecnologia regalataci dagli ufo…
http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/cambiamento-clima-irreversibile-limitiamo-i-danni.html
http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/cambiamento-clima-irreversibile-limitiamo-i-danni.html
Giappone: Greenpeace, Fukushima già a livello 7 come Cernobyl
ROMA - Un nuovo studio
commissionato da Greenpeace Germania a Helmut Hirsch, esperto di
sicurezza nucleare, rivela che l'incidente alla centrale giapponese di
Fukushima, avrebbe già rilasciato un tale livello di radioattività da
essere classificato di livello 7, secondo l'International Nuclear Event
Scale (INES). Lo studio di Hirsch, che si basa sui dati pubblicati
dall'Agenzia Governativa Francese per la Protezione da Radiazioni (IRSN)
e dall'Istituto Centrale di Meteorologia Austriaco (ZAMG), ha rilevato
che la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137,
rilasciata a Fukushima tra 11 e il 13 marzo 2011, equivale al triplo del
valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala
INES. Il livello 7 è quello massimo di gravità per gli incidenti
nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l'incidente a Cernobyl
del 1986. Greenpeace ha inviato in Giappone un gruppo di esperti che da
oggi inizieranno a monitorare i livelli di contaminazione radioattiva
intorno alla zona di evacuazione.
Mentre a Cernobyl l'incidente aveva coinvolto un solo reattore, a Fukushima, osserva Greepeace, "si ha avuto rilascio di radioattività da quattro reattori. I reattori 1, 2 e 3 hanno subito perdita di liquido refrigerante che ha portato alla fusione del combustibile nucleare. La piscina del reattore 4, contenente combustibile nucleare esausto, ha perso liquido refrigerante fino a produrre un incendio che ha coinvolto il combustibile. Un'esplosione di idrogeno ha infine distrutto la struttura del reattore 4". "Sommando i rilasci di radiazione da tutti i reattori dell'impianto di Fukushima-daiichi, ovvio che si raggiunto il livello 7 nella scala INES. E' probabile che la quantit totale di radiazione equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7. Il rilascio di radioattivit, infatti, 100.000 TBq (TeraBequerel) per ogni reattore, dunque si tratta di tre incidenti di scala 7" conclude Hirsch, l'esperto tedesco che ha redatto lo studio. Greenpeace si dice particolarmente preoccupata per gli effetti che la ricaduta radioattiva avrà su un paese ad alta densità di popolazione come il Giappone. La maggior parte della radioattività di Cernobyl ricaduta sulla Bielorussia, con una densità abitativa di 40 persone per chilometro quadrato. Il Giappone ha una densità media di 800 persone per chilometro quadrato. L'area metropolitana di Tokyo ha densità di oltre 1200 persone per chilometro quadro. "Le implicazioni per la dose collettiva di radiazione sulla popolazione - conclude l'associazione - potrebbero essere enormi".
Mentre a Cernobyl l'incidente aveva coinvolto un solo reattore, a Fukushima, osserva Greepeace, "si ha avuto rilascio di radioattività da quattro reattori. I reattori 1, 2 e 3 hanno subito perdita di liquido refrigerante che ha portato alla fusione del combustibile nucleare. La piscina del reattore 4, contenente combustibile nucleare esausto, ha perso liquido refrigerante fino a produrre un incendio che ha coinvolto il combustibile. Un'esplosione di idrogeno ha infine distrutto la struttura del reattore 4". "Sommando i rilasci di radiazione da tutti i reattori dell'impianto di Fukushima-daiichi, ovvio che si raggiunto il livello 7 nella scala INES. E' probabile che la quantit totale di radiazione equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7. Il rilascio di radioattivit, infatti, 100.000 TBq (TeraBequerel) per ogni reattore, dunque si tratta di tre incidenti di scala 7" conclude Hirsch, l'esperto tedesco che ha redatto lo studio. Greenpeace si dice particolarmente preoccupata per gli effetti che la ricaduta radioattiva avrà su un paese ad alta densità di popolazione come il Giappone. La maggior parte della radioattività di Cernobyl ricaduta sulla Bielorussia, con una densità abitativa di 40 persone per chilometro quadrato. Il Giappone ha una densità media di 800 persone per chilometro quadrato. L'area metropolitana di Tokyo ha densità di oltre 1200 persone per chilometro quadro. "Le implicazioni per la dose collettiva di radiazione sulla popolazione - conclude l'associazione - potrebbero essere enormi".
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/03/26/visualizza_new.html_1531178267.html
24 gennaio 2011
The best 2010
L'INTERNO
La casa del 2010 che ci è piaciuta di più è nascosta nel Greenwich Village di New York. Firmata da UNStudio, ci ha dimostrato nel migliore dei modi che un'abitazione dev'essere disegnata "su misura". Come un'abito sartoriale, va progettata a seconda delle esigenze degli abitanti, e di conseguenza vissuta. In questo caso, si tratta di un collezionista d'arte innamorato dei suoi oggetti. Che ha chiesto all’architetto olandese Ben van Berkel uno spazio capace di renderlo felice.
La casa del 2010 che ci è piaciuta di più è nascosta nel Greenwich Village di New York. Firmata da UNStudio, ci ha dimostrato nel migliore dei modi che un'abitazione dev'essere disegnata "su misura". Come un'abito sartoriale, va progettata a seconda delle esigenze degli abitanti, e di conseguenza vissuta. In questo caso, si tratta di un collezionista d'arte innamorato dei suoi oggetti. Che ha chiesto all’architetto olandese Ben van Berkel uno spazio capace di renderlo felice.
L'ARREDO
Un pezzo dalla linea semplice e decisa. Un carattere forte senza bisogno di ricorrere a inutili fronzoli. Se fosse un film, si direbbe che ha riscosso il successo di pubblico e critica. La lampada Binic di Foscarini ci è piaciuta perché ha il sapore della novità ma ricorda qualcosa di conosciuto. Le maniche a vento delle barche a vela o i fari bretoni. Un oggetto bello in sé e funzionale, che diffonde una luce piacevole.
Un pezzo dalla linea semplice e decisa. Un carattere forte senza bisogno di ricorrere a inutili fronzoli. Se fosse un film, si direbbe che ha riscosso il successo di pubblico e critica. La lampada Binic di Foscarini ci è piaciuta perché ha il sapore della novità ma ricorda qualcosa di conosciuto. Le maniche a vento delle barche a vela o i fari bretoni. Un oggetto bello in sé e funzionale, che diffonde una luce piacevole.
L'ARCHITETTURA
Porta la firma di Herzog & De Meuron l'ultimo progetto realizzato per il Campus Vitra. Una struttura complessa: realizzata con la sovrapposizione di una serie di volumi irregolari e con una funzione che ibrida lo spazio museale allo showroom e al negozio. Eppure, parte dalla forma semplice e familiare di una casetta stilizzata. La VitraHaus è un'esperienza architettonica sorprendente, che ha ben rappresentato un certo spirito dell'anno passato.
IL NUOVO TALENTO
I suoi pezzi sono stati tra le
rivelzioni dell'ultimo Salone del Mobile, a Milano. Constance
Guisset, francese poco più che trentenne, era già stata segnalata da
Philippe Starck come designer del futuro. Eppure, per carattere e modo
di operare, lei mantiene uno stile schivo. La coerenza è
confermata regolarmente quando, non troppo di frequente e senza clamore,
escono i suoi nuovi lavori. Sempre delicati e poetici. Con queste
sognante determinazione, siamo certi che arriverà lontano.
IL PERSONAGGIO
Senza dubbio, è lei la nostra
donna dell'anno. Nel 2010 ha vinto il Pritzker Prize (equivalente
del Nobel per l'architettura) ed è stata direttore per l'ultima Biennale di
Architettura a Venezia. Lontana dai clamori che accompagnano le
archistar, la giapponese Kazuyo Sejima ha saputo dimostrare senza
mezze misure il suo stile e il suo pensiero. Che, come sottolineato
dalle motivazioni della giuria del Pritzker, "danno l'illusione di
essere semplici".
L'ITINERARIO
Con un occhio sempre puntato alle tendenze di casa nostra, l'ambizione di AtCasa è quella di interfacciarsi con il resto del mondo. In un gioco di reciproci scambi e curiosità. Puntualmente, pubblichiamo itinerari dedicati a mete di particolare interesse, legate a temi di attualità o perché ci colpiscono per la loro atmosfera. Tra le città da scoprire, con un'approfondita guida agli indirizzi da non perdere, segnaliamo Marsiglia.
Con un occhio sempre puntato alle tendenze di casa nostra, l'ambizione di AtCasa è quella di interfacciarsi con il resto del mondo. In un gioco di reciproci scambi e curiosità. Puntualmente, pubblichiamo itinerari dedicati a mete di particolare interesse, legate a temi di attualità o perché ci colpiscono per la loro atmosfera. Tra le città da scoprire, con un'approfondita guida agli indirizzi da non perdere, segnaliamo Marsiglia.
http://atcasa.corriere.it/gallery/Tendenze/Se-ne-parla/2011/01/05/2010-top-ten/2010-top-ten_gallery.shtml
14 gennaio 2011
Mondrian mania
Il fascino che i brand della moda subiscono dal mondo dell'arte è noto.
Riferimenti continui a pittori e movimenti artistici di qualsiasi epoca
sono riscontrabili in collezioni di alta moda così come in marchi
streetstyle e low cost, in particolare, Piet Mondrian (vero nome Pieter Cornelis Mondriaan
- Amersfoort, Olanda, 1872 - New York, 1944) e il suo Neo-Plasticismo
sono temi ricorrenti nell'industria dell'abbigliamento, e ai designer
piace ispirarsi a quelle geometrie fatte di colori primari.
Primo su tutti Yves Saint-Laurent,
che a metà degli anni '60 stampa su un abito in seta dal taglio ad A le
geometrie artistiche di Mondrian. Il miniabito diventa un simbolo della
griffe e di un'intera generazione di appassionate di moda. Nel 1965
costava 133.000 lire. Il Mondrian dress è oggi conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, e, più di recente, Nike con
le Dunk liberamente ispirateal suo quadro più famoso.
Vans non è da meno:
ha di recente lanciato uno dei suoi modelli più classici, le Authentic,
liberamente ispirate all’opera più famosa del pittore, Composition with Yellow, Blue and Red
(Olio su tela, cm 91,5 x 92 che si trova nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma).
Ultimo è questo originale, di impatto, geometrica, costume da bagno. E'
la Capsule Mondrian Swimwear Collection (2010) disegnata da Sarah Scofield, talentuosa fashion
designer austrialiana. Il giallo con il rosso, il bianco con il blu e il
nero, costumi interi o a fascia, per una collezione che si vuole
ispirare allo stile famoso in tutto il mondo delle operre d'arte di
questo grande pittore.
E' proprio il caso di dire quando la
moda si incontra con l'arte!!!
http://trama-e-ordito.blogspot.com/2010/11/mondrian-mania.html
26 dicembre 2010
Arredamento eco-sostenibile
L’idea di un futuro migliore e
più pulito spesso viene pubblicizzata ed enfatizzata come un qualcosa
di irrealizzabile e da sognatori moderni. In realtà l’ecosostenibilità
ha ormai sconfinato i limiti dell’immaginazione permettendo all’uomo
di scegliere il “proprio modo” per dare un contributo reale e duraturo
nel tempo, capace di garantire un futuro migliore per le generazioni
che verranno, il tutto con eleganza. Infatti molteplici sono gli ideatori di creazioni originali derivanti
da materiali di riciclaggio, che abbinati con ingegno,
sono divenuti complementi
d’arredo ricercati e di qualità. Un esempio potrebbe
esserlo il lavandino realizzato con pneumatici riciclati,
dal design unico ed originale realizzato ed ideato dalla Minarc’s
Rubbish, che ha pensato non solo all’eleganza ma anche all’eco
sostenibilità dei propri prodotti.
Altra idea geniale nasce dalla Designer Trevor O’Neil
che ha salvato da un edificio sventrato qualche materiale di riciclo e
del sughero realizzando così mobili di gusto e di una ricercatezza
unica. L’innovazione di certo non manca e la creatività applicata con
maestria comporta la nascita di complementi d’arredo astratti, come
quelli realizzati da Gilles Eichenbaum che
“recuperando” alluminio e qualche moka ha ideato lampade modernissime. Insomma, grazie alla fantasia di questi geniali "inventori" l' ecosostenibilità è sicuramente un traguardo più semplice da raggiungere.
21 dicembre 2010
Natale eco-sostenibile
Devo dire che il Natale è la festa dell’anno che preferisco. L’aria
festosa, gli addobbi in casa e per le strade, il camino, le cene con
amici e parenti che non vedo da tempo… un’atmosfera magica che spesso
però cede il passo a sentimenti meno gioiosi soprattutto quando
grossi alberi veri recisi, e magari privati delle loro radici, messi in
piccoli vasi pronti a seccarsi nel giro di pochi giorni. Uno scempio
ambientale che per fortuna in molti evitano preferendo gli alberi di
natale sintetici. Quest’anno però, al posto del classico albero sintetico, potremmo
scegliere l’albero eco-sostenibile cartone riciclato al 100%
disponibili in varie fantasie e dimensioni a seconda dello spazio che
avete, dell’azienda De Medici. Sono alberi
realizzati interamente in in cartone riciclato al 100% disponibili in
varie fantasie e dimensioni a seconda dello spazio che avete. Tra i vari modelli ci sono anche alberi “neutri” ideali per i più
piccoli ma perfetti anche per un pubblico adulto. Alberi bianchi pronti a
trasformarsi in pezzi unici a suon di matite colorate, pennarelli,
addobbi commestibili e stickers. Un momento creativo e divertente per
tutti i piccoli della famiglia. Per chi invece preferisce le cose pronte
all’uso meglio puntare sui modelli già decorati! Montare l’albero è semplice. Non servono colle nè attrezzi. Solo
pochi minuti per l’assemblaggio. Una volta finite le feste, l’albero si
richiude e si ripone nell’apposito packaging occupando pochissimo spazio
pronto per essere riutilizzato per i natali successivi. Alla fine del
suo ciclo di vita si smaltisce nei tradizionali contenitori per il riciclo
della carta.
http://www.architetturaedesign.it/index.php/2010/12/09/alberi-cartone-riciclato.htm
29 novembre 2010
Notebook in bambù, per uno sviluppo sostenibile
Famosa in tutto il mondo per l'avanzatissimo reparto di Ricerca &
Sviluppo, ASUS pone oggi una nuova pietra miliare
nell'ambito del mobile computing con l'introduzione della prima serie al
mondo di notebook in bambù. La scelta di progettare e realizzare un portatile in fibra di bambù
deriva, infatti, dall'unione di due differenti valori che
contraddistinguono la filosofia di ASUS. Il primo riguarda l'importanza
del design, che da sempre vede ASUS impegnata nello sviluppo di
soluzioni esteticamente ricercate, che sappiano coniugare sapientemente
alle tecnologie più avanzate uno stile elegante e inconfondibile.
Coerente a questo principio è anche l'utilizzo di materiali inusuali,
come la pelle o la fibra di carbonio, che
caratterizzano diversi modelli di notebook firmati ASUS, così come lo è
l'innovazione nelle forme e nella lavorazione dei materiali stessi, che
hanno permesso di dar vita nel tempo a portatili unici, ricercati e
sempre in grado di regalare un tocco di esclusività. Ma la nuova serie
di portatili in bambù rispetta anche un altro
importante aspetto della filosofia aziendale, ossia il desiderio di
contribuire concretamente a uno sviluppo sostenibile, nel rispetto del
pianeta e delle direttive in materia, come quella RoHS e WEEE,
a favore di una tecnologia sempre più amica dell'uomo e dell'ambiente.
Nasce così l'innovativa serie di notebook ASUS in bambù, dove la fibra
naturale caratterizza fortemente sia la cover sia l'interno del
portatile, per un effetto complessivo decisamente originale, naturale e
"green". ASUS dedica questi portatili a chi ama circondarsi di soluzioni
tecnologiche raffinate e davvero "uniche", ma al contempo rispettose
dell'ambiente ed in parte riciclabili, grazie
all'utilizzo di una fibra naturale in bambù, con striature e sfumature
differenti che rendono unico ogni portatile. I nuovi notebook in bambù sono dotati, come ampiamenti riportato
in passato, dell'avanzata tecnologia proprietaria ASUS
Super Hybrid Engine per il risparmio energetico, presente su
tutte le nuove serie di notebook ASUS, che garantisce una maggiore
autonomia di lavoro e contemporaneamente riduce le emissioni di CO2
approssimativamente di 12.3 Kg all'anno per ciascun portatile. Il bambù è, inoltre, un materiale molto resistente ed elastico, che ha
permesso ai notebook ASUS di superare condizioni estreme ed è una delle
piante con la velocità di crescita più elevata, oltre ad essere in grado
di rigenerarsi autonomamente senza la necessità di essere ripiantata,
rappresentando, quindi, una perfetta fonte rinnovabile.
http://notebookitalia.it/asus-s6v-e-u6v-in-bambu-3398.html
28 novembre 2010
La casa Pop
Una delle tendenze più accattivanti per il 2010 è quella che vuole
una casa colorata e caratterizzata da mobili leggeri, modulari,
interscambiabili, in modo da donare facilmente un nuovo volto
all'ambiente domestico. Design, confort, tecnologia e flessibilità:
sono questi i concetti chiave che determinano la casa di questo nuovo
anno e in questo senso sono perfetti i prodotti di REspace, brand specializzato nelle
realizzazione di divani, componibili, sedute ambiente, divani letto,
materiali e rivestimenti a memoria di forma.
Una produzione completamente artigianale che vede un impegno manuale diretto sulla messa a punto di ogni dettaglio grazie alle rifiniture realizzate a mano e ad una ricerca continua di sperimentazione di nuove linee di design rivolto alle nuove tendenze, per una qualità e un new style senza compromessi.
Nube è poi la poltrona disegnata da Jesus Gasca & Jon Gasca per Stua con un design caratterizzato dalla combinazione tra linee rette, tipiche degli spazi contemporanei, con le curve del corpo umano. Mentre le linee esterne della poltrona disegnano superfici piane, lo spazio dove ci si può sedere è curvo e accogliente, come un comodo nido, e questo effetto è amplificato anche grazie all'uso di due colori per quanto riguarda la tappezzeria della poltrona: un colore per le superfici piane e l'altro colore per quelle curve. Per la sua particolare forma, Nube si presta ad essere combinata con altre poltrone per formare linee rette o angoli e combinazioni sempre nuove e via via diverse. Originale e fuori dagli schemi il divano modulare dedicato alla montagna e firmato da Gaetano Pesce per Meritalia. Montanara è un sistema di imbottiti che ricrea una tipica ambientazione di montagna e in cui i vari elementi si possono combinare sempre in modo diverso per dar vita a soluzioni di grande impatto.
http://www.veraclasse.it/articoli/design/arredamento/tendenze-design-2010-la-casa-pop/3578/
Una produzione completamente artigianale che vede un impegno manuale diretto sulla messa a punto di ogni dettaglio grazie alle rifiniture realizzate a mano e ad una ricerca continua di sperimentazione di nuove linee di design rivolto alle nuove tendenze, per una qualità e un new style senza compromessi.
Nube è poi la poltrona disegnata da Jesus Gasca & Jon Gasca per Stua con un design caratterizzato dalla combinazione tra linee rette, tipiche degli spazi contemporanei, con le curve del corpo umano. Mentre le linee esterne della poltrona disegnano superfici piane, lo spazio dove ci si può sedere è curvo e accogliente, come un comodo nido, e questo effetto è amplificato anche grazie all'uso di due colori per quanto riguarda la tappezzeria della poltrona: un colore per le superfici piane e l'altro colore per quelle curve. Per la sua particolare forma, Nube si presta ad essere combinata con altre poltrone per formare linee rette o angoli e combinazioni sempre nuove e via via diverse. Originale e fuori dagli schemi il divano modulare dedicato alla montagna e firmato da Gaetano Pesce per Meritalia. Montanara è un sistema di imbottiti che ricrea una tipica ambientazione di montagna e in cui i vari elementi si possono combinare sempre in modo diverso per dar vita a soluzioni di grande impatto.
http://www.veraclasse.it/articoli/design/arredamento/tendenze-design-2010-la-casa-pop/3578/
27 novembre 2010
Artista eclettico, innovativo, ma nello stesso tempo tradizionale, perchè legato ai valori umani più basilari ed elementari quali : la pace, l 'amore , la fratellanza , senza tralasciare l'eros . I suoi colori sempre molto vivaci e violenti aiutano ad esprimere il sentimento dei soggetti, che non sono mai statici e privi d'espressione. I suoi disegni sono capaci di dare vita alle superfici su cui vengono fatti; danno un'energia positiva ed allegra, rimanendo eleganti e travolgenti : animati da un arcaico horror vacui, si infittiscono e moltiplicano sullo sfondo come racemi medievali. Nel 1981 lascerà il supporto cartaceo per dedicarsi alla pittura sul metallo, tele viniliche ed oggetti di recupero; mosso dalla curiosità di provare tecniche nuove e combinazioni, quasi alchemiche, tra materia pittorica , segno e superficie di fondo. Nonostante i volti non siano nemmeno accennati, l'artista riesce a donare la giusta espressività e la giusta dinamicità ad essi. Grazie alla sua conoscenza in fatto di fumetti andrà in giro per le strade newyorchesi disegnando con gessetti bianchi , sui cartelloni pubblicitari delle fermate della metropolitana, svariati soggetti. Spazierà dai famosi bambini " radianti " alle croci, cuori , disci volanti, scene erotiche, animali e figure umane a quattro zampe; tutti elementi realizzati con una linea continua e veloce. Ogni opera declama tematiche sociali che stanno molto a cuore a Keith, come per esempio : il dilagare del contagio dell'HIV da un lato ( realizzando molte opere che invitavano all'uso del preservativo, dato che in questo periodo molti amici del pittore vennero contagiati !),dall'altro, la discriminazione della società verso i malati ; riuscendo a trasmettere il suo pensiero universale di amore in senso lato!...Coltiverà contemporaneamente interessi eterogenei: occupandosi di semiotica, studiando i testi di Roland Barthes e Umbero Eco, e l' antropologia culturale, guardando in particolar modo ai geroglifici egiziani e alle civiltà precolombiane ; Haring scoprirà ben presto il coniugo tra l'efficacia comunicativa e la semplicità strutturale di tale forma di arte. In contemporanea frequenta ambienti della musica post-punk e rap e quelli degli " artisti da strada" che affollano la grande mela.
http://artesentimenti-mioblog.blogspot.com/2008/08/la-pop-art-di-keith-haringrappresenta.html
23 novembre 2010
8 house a Copenhagen
L’edificio, a forma di
enorme papillon con una superficie pari a 61.000 mq, è il più grande
contenitore residenziale e commericiale esistito prima d’ora in
Danimarca. Commissionato dalla St. Frederikslund and Per Hopfner nel
2006, l’8 House è situato alla periferia a sud della città e
caratterizza l’avamposto del quartiere di Orestad. Piuttosto che un
blocco tradizionale, l’8 House rappresenta un vivace quartiere urbano.
Sviluppandosi su strati orizzontali, verticalmente è letteralmente
’scalato’ da una pista ciclabile e da una passeggiata continua che
raggiungono, dal livello stradale, il 10° livello fiancheggiando
giardini terrazzati occupati già dai primi residenti.
L’8 House crea due
cortili interni intimi, separati al centro da una ‘croce’, che ospita
500 mq di strutture comunali disponibili per tutti i residenti. Nello
stesso punto, l’edificio è penetrato da un passaggio largo 9 metri che
permette alle persone di spostarsi agevolmente dalla parte occidentale
del parco verso i canali riempiti d’acqua posti ad est. Invece di
dividere le diverse funzioni del fabbricato, abitazioni e locali
commerciali sono stati distribuiti orizzontalmente.
Due tetti spioventi
verdi, per un totale di 1.700 mq, sono stati strategicamente apposti sia
per ridurre l’effetto ‘cappa di calore’ sull’intera area ma anche per
fornire l’identità visiva al progetto e legandolo di nuovo ai terreni
agricoli posti a sud.
“L’8 House è l’ultimo
edificio realizzato nel quartiere Orestad, l’ultimo della notevole
trilogia costituita da VM Houses e The Mountain. Siamo soddisfatti per
la collaborazione avuta con i giovani architetti locali che hanno
un’ottima conoscenza anche degli aspetti sociali ed economici della
città.” Ha così commentato Per Hopfner, CEO, Hopfner Partners.
20 novembre 2010
18 novembre 2010
Cos' è il Design???
Alberto Alessi
«Per la verità a tutt’oggi non sono ancora convinto che si possa dare del design una definizione universalmente valida - dice Alberto Alessi - io stesso, aggiunge, sono stato attratto da visioni molto diverse e addirittura in contraddizione tra loro. Come imprenditore di quello che uso chiamare un “laboratorio di ricerca nel campo delle arti applicate”, l’approccio che ho sempre sostenuto è quello tipico delle Fabbriche del Design Italiano. L’esperienza infatti mi ha insegnato che le persone si servono degli oggetti per tentare di soddisfare un profondo desiderio nascosto di arte e di poesia; un bisogno che emerge prepotentemente dalla società (e dal mercato), ma che l’industria di produzione di grande serie sembra non aver ancora ben capito. Per le Fabbriche estetiche il design è invece un’autentica missione, un’attività che si è gradualmente allontanata dal significato di semplice progetto formale di un oggetto per divenire una sorta di filosofia generale che sta alla base di tutta la pratica aziendale. Il design è per noi una disciplina creativa globale di matrice artistica e poetica: una delle forme d’arte più tipiche dell’epoca che stiamo vivendo».
Luca De Biase
"Il design è il punto
d'incontro tra il passato e il futuro di un prodotto, tra le sue cause e
le sue conseguenze. Il cattivo design si concentra sulle cause:
pensando solo alle strutture storiche e produttive che lo motivano. Il
buon design conosce le sue conseguenze. Fa prodotti capaci di parlare di
se stessi: di informare sulle loro funzioni previste e addirittura di
ispirare funzioni impreviste. Arriva a trasformare il prodotto in un
fenomeno sociale dall'impatto superiore alle aspettative di chi lo ha
fabbricato.
Il design è progetto: guarda all'esperienza già fatta quanto all'esperienza che ancora si deve fare: per questo è il momento innovativo per eccellenza. E' progetto pensato a tutto tondo, dalla ragione industriale all'emozione estetica e alla ragionevolezza funzionale.
Il design è il punto d'incontro tra visione, tecnologia e creatività. E si va caricando di responsabilità. Non è più solo un mestiere. E' l'attivazione interdisciplinare di sensibilità e capacità. E non è più solo un sostegno alla competitività delle imprese. Comprese le italiane, spesso eccellenti. Se riesce, è una risposta alla domanda, non del mercato ma della società: la domanda di senso."
Il design è progetto: guarda all'esperienza già fatta quanto all'esperienza che ancora si deve fare: per questo è il momento innovativo per eccellenza. E' progetto pensato a tutto tondo, dalla ragione industriale all'emozione estetica e alla ragionevolezza funzionale.
Il design è il punto d'incontro tra visione, tecnologia e creatività. E si va caricando di responsabilità. Non è più solo un mestiere. E' l'attivazione interdisciplinare di sensibilità e capacità. E non è più solo un sostegno alla competitività delle imprese. Comprese le italiane, spesso eccellenti. Se riesce, è una risposta alla domanda, non del mercato ma della società: la domanda di senso."
17 novembre 2010
Architettura
Parlare di Architettura può significare coprire spazi immensi, non solo in senso fisico e territoriale, ma anche e soprattutto in senso culturale ed ideologico. Se intendiamo infatti l’Architettura rifacendoci al significato letterale del termine (ossia alla sua origine latina "architectura") si arriva a "scomodare" l’arte di formare, attraverso mezzi tecnico-costruttivi, spazi fruibili per le necessità dell’uomo. Si tratta dunque di tutte le modificazioni non casuali operate dall’uomo sul paesaggio che lo circonda, quindi non solo di edifici o monumenti, ma anche di autostrade, ponti, giardini, gallerie e di ogni opera di ingegneria di tal tipo. Del resto è recentemente invalsa l’opinione secondo la quale la storia dell’architettura va riletta non solo in stretto rapporto con quello che è l’arte delle varie epoche, ma anche con quello che testimonia lo sviluppo dell’uomo nella ricerca antropologica: prevale quindi l’abbandono della rigida demarcazione tra l’architettura che potremmo definire "nobile e colta" (costituita in genere da palazzi e monumenti) e quella "minore e popolare" (che comprende l’organizzazione degli spazi abitativi, l’edilizia e la cura per gli interni, con particolare attenzione al design), al fine di comprendere l’architettura come rivelatrice di messaggi ideologici e di atteggiamenti socioculturali, di esigenze politiche, militari e civili. Tale consapevolezza permette oggi di percorrere una strada di interpretazione e salvaguardia dei valori architettonici in senso lato, al passo con i cambiamenti dei materiali da costruzione, con le mutate esigenze e con l’avanzare della tecnologia. In tutti gli ambiti di questo settore quindi, dal ruolo di volano anticrisi svolto dall’architettura monumentale in molte società preindustriali, a quella domestica a campagnola che costituiscono simboli e caratteristiche di ogni determinato periodo storico, affiora in maniera inequivocabilmente interessante l’espressione di valori, cultura, disagi e problematiche sociali. E quindi noi di Correre nel verde non potevamo tralasciare le suggestioni di un’arte tanto ampia e fiorente che cerca di conciliare alla perfezione (seppur a volte senza successo) l’aspetto naturalistico con quello ad oggi più diffusamente "umano" ed urbanistico, almeno laddove non ci sia conflitto tra natura e ambiente, intendendo per quest’ultimo l’esternazione della natura umana attraverso modifiche non distruttive.
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